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Expo 2015 in numeri: flop o grande successo?

L’esposizione universale ha chiuso i battenti, con ampia soddisfazione dei molti che l’hanno visitata, una macchina organizzativa funzionante e un target di visitatori apparentemente raggiunto. Molto è stato scritto sull’argomento. Molte le celebrazioni che vedevano in Expo il motore per far ripartire l’economia del paese. Molti i commenti negativi e le critiche. Ad un mese esatto dalla chiusura dell’evento cerchiamo di orientarci tra le esaltazioni e le critiche.

Indubbiamente Expo 2015 ha avuto un riscontro positivo in termini di partecipazione, con 21,5 milioni di visitatori. L’analisi social sui 4 canali principali (Facebook, Instagram, Twitter e You Tube) ha rilevato che il 23% dei post hanno una connotazione negativa, mentre il 77%, hanno un’accezione positiva o neutra. Expo 2015 appassiona e divide, non lascia indifferenti, e i visitatori hanno deciso di trasferire il proprio dissenso o la propria approvazione attraverso il web.

Il web, dunque, premia Expo 2015 Milano. Prendiamo Twitter: il dato più nitido è la crescita vertiginosa dell’interesse sull’evento. Partito in sordina, ad ottobre è arrivato a generare oltre 20 mila tweet in una settimana.

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Ma torniamo ai numeri dell’evento. I 21,5 milioni di visitatori possono considerarsi davvero un successo? Andiamo a guardare cosa è successo nelle manifestazioni passate. Expo nasce nel lontano 1850, ma il vero e proprio boom arriva solo tra il secondo dopoguerra e gli anni 80, periodo caratterizzato da un numero medio di 32 milioni di visitatori per manifestazione. Successivamente la media è scesa a circa 19 milioni, eccezion fatta per i record raggiunti da Osaka 1970 e Shanghai 2010, rispettivamente con 64 e 73 milioni di visitatori. Queste cifre, però, non possono essere prese come metro di paragone date le enormi differenze in termini di densità di popolazione. Nel 1992 Siviglia ebbe un grande successo con l’arrivo di 42 milioni di persone, mentre il grande flop internazionale è rappresentato da Hannover 2000 che ha registrato 18 milioni di visitatori. Guardando questi dati si può dire che l’evento è riuscito, ma di certo non si può parlare di record.

Altro quesito di grande interesse: i 21,5 milioni di visitatori coprono i costi dell’evento?

I dati ufficiali ancora non ci sono. Il ricavo medio è stato rivisto negli ultimi mesi al ribasso passando da 22 euro a 19 euro, con un fatturato previsto derivante dai ticket pari a 408 milioni di euro. Lo scorso 2 aprile, a un mese dall’inaugurazione, Giuseppe Sala dichiarò: “Le spese di gestione di una macchina come Expo ammontano a 800 milioni di euro. Dagli sponsor abbiamo ottenuto 300 milioni: per raggiungere il pareggio di bilancio è necessario vendere 24 milioni di biglietti”. Tre giorni dopo lo stesso commissario ribadì che i costi di gestione sarebbero stati coperti con 24 milioni di biglietti al costo medio di 22 euro ciascuno. Sulla base delle stime riviste dalla Corte dei Conti che fanno lievitare i costi di gestione a 960 mlni conti non tornano. Infatti i ricavi presunti, 380 milioni tra sponsor e royalties e 400 milioni di ticket, non sarebbero sufficienti a raggiungere il pareggio economico di bilancio.

Ad oggi l’unica informazione certificata è quella che risulta dal sito di Expo 2015. Si tratta dei bilanci approvati dall’assemblea dei soci di Expo2015 S.p.A., dalla costituzione fino al 2014. Va precisato che gli investimenti e una buona parte dei costi di gestione sono stati sostenuti prima dell’evento stesso mentre la gran parte dei ricavi è stata prodotta in prossimità dell’evento e durante lo stesso. Da questo deriva inevitabilmente il prodursi di uno strutturale disequilibrio tra costi e ricavi, negli anni precedenti al 2015, con costante realizzazione di perdite gestionali negli stessi esercizi.

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Le cifre di cui abbiamo parlato riguardano i costi di gestioneE i costi dell’infrastruttura?

I soci di Expo 2015 S.p.A. (tutti attori pubblici tra cui Regione Lombardia, Ministero Economia/Infrastrutture e Trasporti, Provincia, Comune e CCIAA di Milano), come si può vedere dallo Stato Patrimoniale, hanno versato circa 1 miliardo di euro necessari a finanziare gli investimenti strutturali e la cassa.

Dobbiamo tener presente che la società una volta terminata Expo 2015, avendo raggiunto il proprio obiettivo sociale, è destinata ad essere messa in liquidazione. Ma fermarsi a questo livello di analisi è fuorviante. Ci sono opere che hanno un valore anche dopo la fine di Expo e sarà necessario sfruttare al massimo gli investimenti fatti. La sfida da vincere nei prossimi mesi sarà quella di non avere una cattedrale nel deserto alle porte della città.

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Fino ad ora abbiamo analizzato i dati disponibili in maniera asettica, considerando la Società EXPO 2015 SpA come un qualsiasi altro attore inserito nel tessuto socio-economico del nostro Paese. Ma quali sono gli effetti indotti da EXPO 2015 sul mercato Italia? E il dopo EXPO?

Le stime elaborate prima dell’avvio di Expo 2015 calcolavano l’impatto dell’evento sull’economia italiana attorno allo 0,2% del Pil, che uno studio di Confcommercio dello scorso marzo quantificava in circa 2,7 miliardi di euro. Giunti al termine dell’Esposizione, in virtù dei risultati raggiunti dalla manifestazione, alcune proiezioni si spingono a ipotizzare anche uno 0,3%- 0,4% del Pil (fonte il Sole 24 Ore). Il calcolo tiene conto di:

  • Effetto economico diretto dovuto ai 21,5 milioni di biglietti venduti;
  • Presenze turistiche aggiuntive. Gli ultimi dati diffusi dal Comune di Milano si riferiscono a settembre e parlano di 910mila presenze, il 35,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Tra maggio e settembre gli arrivi (con pernottamento) in città sono stati 3,8 milioni (oltre la metà dall’estero). Cifra record per il capoluogo meneghino e raggiunta certamente grazie al traino di Expo e alla programmazione culturale e di intrattenimento offerta per l’occasione. I primi a beneficiarne sono stati gli alberghi milanesi, con un tasso di occupazione delle camere salito dal 75% del settembre 2014 all’89% del settembre 2015.
  • Posti di lavoro. In sei mesi hanno lavorato in Expo circa 20mila persone, tra addetti alla sicurezza e alle pulizie, hostess e stewart, cuochi e camerieri, interpreti, tecnici e operai. Per 5mila di loro si apriranno da domani percorsi di formazione mirati al ricollocamento in altri impieghi.
  • Ci sono, poi, le aziende che hanno lavorato per Expo: ditte di costruzioni, aziende dell’arredamento, fornitori, bar e ristoranti. È presto per fare una stima di quanto è stato incassato. Possiamo citare il caso del gruppo Cir Food, che si è aggiudicato l’appalto per gestire ristoranti e bar delle aree di servizio del sito e che stima in 17 milioni di euro i ricavi nei sei mesi.
  • C’è poi un valore aggiunto di Expo, al momento non quantificabile, che deriva dai contatti e dalle commesse generati per gli anni a venire a favore delle aziende italiane che, attraverso la sua piattaforma, hanno potuto farsi conoscere e incontrare delegazioni da tutto il mondo, composte da istituzioni e imprese. Expo 2015 ha segnato una grande novità nella storia delle Esposizioni universali, attraverso un sistema di incontri B2B tra aziende italiane e delegazioni estere che ha fatto scuola. Secondo il presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli, sono oltre 40mila gli incontri d’affari che si sono tenuti all’interno dei singoli padiglioni, in città o sul territorio lombardo.

Chiudiamo con le parole del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha esortato ad un nuovo impegno per vincere anche la sfida del dopo-Expo e non disperdere il patrimonio di infrastrutture ma anche di idee e di fiducia che resta a Milano e all’Italia. “L’Esposizione ci lascia una importante eredità, frutto del confronto che è riuscita a promuovere e delle speranze che ha messo in campo. La giornata di oggi, insomma, non è un addio ma un passaggio. È l’inizio di un nuovo impegno civico. Dopo Expo siamo pronti a compiere insieme un salto in avanti. Milano ha posto con forza il tema dello sviluppo sostenibile e ha legato tra loro bellezza e conoscenza, dando a esse un forte radicamento popolare. Dare continuità a questo impegno, e a questo successo, non è soltanto un dovere morale. È un’impresa affascinante. Mi auguro coinvolga i giovani, i talenti migliori, la creatività italiana ed europea. Il testimone deve passare di mano e procedere velocemente. La ricerca, l’Università sono sostegni decisivi. Abbiamo le infrastrutture, anche quelle immateriali, per andare incontro al domani con animo sereno. C’è una grande domanda di Italia nel mondo. Di bellezza italiana, di cultura italiana, di gusto italiano”.

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